LE COSE MIGLIORI
DI VALERIA PECORA
EDITORE: LETTERE ANIMATE
PAGINE: 75
PREZZO: € 1,99 EBOOK
TRAMA
Una vita apparentemente tranquilla, serena, all’interno di una famiglia del ceto medio viene spazzata via dalla tragedia della malattia. La madre di Irene si ammala di Parkinson e questo evento cambierà il corso di tutte le loro esistenze, la sua e quella di tutta la sua famiglia. Il punto di rottura viene segnato dalla finale dei mondiali di calcio. 8 luglio del 1990 e un’afosa giornata estiva segnerà per sempre la sorte della protagonista. Nelle ore che precedono la partita più seguita al mondo che Irene abbandonerà per sempre i panni dell’infanzia per vestire quelli dell’età adulta. La piccola cade, inciampa in un masso grezzo di cemento lasciato per dimenticanza sull’asfalto: un guidatore distratto che corre troppo, sua madre che viene sequestrata dalla prima avvisaglia della malattia……
SORSEGGIANDO IL CAFFE'
Questa storia mi ha fatto ritornare ragazzina, mi ha fatto pensare al primo (ed anche unico) campionato mondiale di calcio che ho seguito, quello dell'ormai lontano 1990: ricordo ancora i gol di Schillaci e gli occhi a forma di cuoricino per Roberto Baggio!! :))
Irene, nel 1990, è una bimba di sette anni: ha una bella famiglia, due genitori presenti e amorevoli, due sorelle e conduce una vita allegra e tranquilla. Ma, all'improvviso, mentre gli italiani sognano la coppa mondiale di calcio, la sua vita viene stravolta da una brutta notizia: la giovane madre è ammalata e non di semplice influenza. Dopo visite su visite il triste esito: morbo di Parkinson.
Per noi comincia il torneo più duro da giocare, la maglia da indossare è coraggio, tenacia, forza di volontà. la squadra avversaria che scenderà in campo si chiamerà malattia...lotteremo fino all'ultimo anche in inferiorità numerica pur di non perdere
Per Irene è un duro colpo perché sua madre è tutto e per un bimbo è difficile accettare che un genitore stia male; il papà e la mamma, quando si è piccoli, sono come dei supereroi invincibili. E non è facile vedere la propria mamma che è l'ancora di salvezza, bloccarsi in mezzo ad una strada perché le gambe non vanno più avanti e nei suoi occhi la paura e la vergogna di non essere più in grado di proteggere le sue figlie o vedere che non è più capace di prepararci la tazza di latte perché le mani tremano. Si cambia, si cresce in fretta, s'impara a convivere con la paura della morte. Nonostante tutto, la vita va avanti ed Irene cresce, accantona i sensi di colpa per il tempo non trascorso ad accudire la madre e cerca di essere un'adolescente come le altre, viaggia, si diverte, si laurea, si allontana da casa, s'innamora, subisce delle delusioni amorose e si ritrova ad essere una dei tanti laureati precari alla ricerca disperata di un lavoro tra co.co.co e contratti a progetto. Ma sul suo cammino incontrerà anche delle persone che le daranno il giusto conforto, la speranza di un futuro migliore e la forza per riappacificarsi con la vita e la sua famiglia
Noi non siamo mai soli, neanche quando ci sentiamo così. Il segreto è donare. Donare amore e donare perdono. Se ci pensiamo bene e dividiamo la parola in due, perdono diventa per dono. Il dono innesta legami tra chi lo fa e chi lo riceve. Donate tempo, amore speranza, cuore
Una narrazione veloce, periodi brevi ed incisivi: l'autrice rappresenta nitidamente uno spaccato di vita reale. Grazie ai molti riferimenti politici, economici e storici, chi come me, li ha veramente vissuti, si trova completamente coinvolto, ripercorre la sua vita parallelamente a quella di Irene o si immedesima facilmente in lei. Nonostante sia un romanzo breve racconta trenta anni di vita attraverso i momenti più importanti in modo fluido e scorrevole.
E' una storia a volte dura e triste ma anche dolce e che dà speranza, che emoziona e offre alcuni punti di riflessione sulla propria vita e sui rapporti con gli altri.
Una lettura breve ma intensa che consiglio.
è solo all'alba che possiamo vedere le cose migliori
Questa storia così reale ha il sapore del quotidiano e fa indubbiamente pensare alla mamma e la classica torta di mele per me vuol dire casa!
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