martedì 29 dicembre 2020

TU LEGGI? IO SCELGO! #22

Buon pomeriggio,
siamo agli sgoccioli di questo 2020 e arrivo con la rubrica


ideata da Chiara de La lettrice sulle nuvole e Rosaria de Niente di personale, nella quale, ogni mese, i partecipanti devono leggere un libro tra quelli già letti da un altro partecipante.
Questo mese dovevo "pescare" tra le letture di Francesca del blog Punto di lettura ed ho scelto...........



RESTO QUI
Marco Balzano

Editore: Einaudi
Prezzo: Ebook € 9,99 cartaceo € 17,10
Pagine: 175
Genere: Narrativa

Trama: Quando arriva la guerra o l'inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole.  «Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare». L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E cosí, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina. Il nuovo grande romanzo del vincitore del Premio Campiello 2015, già venduto in diversi Paesi prima della pubblicazione.

Recensione

Ricordo che quando ero piccola, i miei genitori mi avevano portato al lago di Resia a vedere il "campanile in mezzo all'acqua" e ci sono tornata qualche anno fa con i miei figli. E' un'attrazione turistica della zona, tutti si fermano per farsi un selfie con il campanile alle spalle ed, in effetti, è piuttosto suggestiva come immagine ma se penso che lì c'era un paese e che gli abitanti hanno dovuto lasciare le loro case e trasferirsi altrove affinché venisse realizzata quest'opera, mi assale un certo qual senso di amarezza e tristezza.

Resto qui è la storia di quel paese, Curon, dagli anni venti al 1950 quando venne aperta la diga ed il paese sommerso. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, il Tirolo ed il Trentino passarono dall'Impero austro ungarico al Regno d'Italia e arrivarono i fascisti che imposero l'uso dell'italiano e proibirono l'insegnamento del tedesco. Capite anche voi che sradicare una lingua e certi usi e costumi improvvisamente ed in modo violento non può essere una cosa accettata facilmente. I primi lavori per la diga iniziarono già in quegli anni. Immaginate come si siano sentiti gli abitanti di quei luoghi, praticamente disprezzati e sottomessi dagli italiani. In fin dei conti, erano paesini di montagna, la maggior parte contadini analfabeti che tiravano avanti a malapena. Odiavano così tanto i fascisti da vedere Hitler come il possibile salvatore, colui che li avrebbe riannessi ai territori tedeschi.

A coloro che non desiderarono integrarsi, venne data la possibilità di trasferirsi nei territori del Terzo Reich, creando così due fazioni, quella degli optanti e quella dei restanti. Molti partirono ma tanti rimasero, come Trina ed Erich, i due protagonisti, ma non per un credo politico, semplicemente animati e spinti dall'amore verso la propria terra. Lì era la loro casa, lì avevano sempre vissuto, come i genitori ed i nonni prima di loro, e lì volevano stare. E li comprendo, non è certo facile mollare tutto, tutto quello che si conosce, che fa parte dei ricordi, della vita e andarsene per sempre.

Ma poi scoppiò la Seconda Guerra Mondiale ed anche se i lavori della diga vennero abbandonati, la situazione di certo non migliorò. Chi non si arruolò e si nascose nei masi sù in montagna non sempre riuscì a tornare indietro, ucciso dal freddo o dai tedeschi o dalla fame. 
Ed una volta finita la Guerra, i lavori della diga vennero ripresi: la popolazione provò in vari modi, coinvolgendo anche il Papa, sperando di poter fermare tutto ma nulla potè contro gli interessi politici e di alcune grandi aziende.

Trina ed Erich vivono tutte queste fasi stringendo i denti, cercando di sopravvivere e combattendo come possono per mantenere la loro casa, per mantenere fede ai loro ideali. 

La narrazione è molto semplice: è Trina a raccontare la storia come se la stesse scrivendo alla figlia che non vede da anni ed è veramente pervasa da un senso di struggimento generale anche se alla fine  ci spinge a guardare sempre avanti, a non perderci nel dolore, in quello che c'è stato e non c'è più o non può tornare.
Oltre ad essere una storia difficile e molto reale, è utile perché  ti spinge a porti delle domande e a riprendere in mano i libri di storia.

                                                                -----------------------

 Ed ecco il calendario con tutte le recensioni della rubrica per questo mese

                                







6 commenti:

  1. In questo ultimo anno ho letto molte recensioni riguardo questo libro e tutte sono piuttosto in linea con la tua. Ammetto però che non è un libro che mi attrae

    RispondiElimina
  2. Sono contenta che hai scelto questo libro, a me è piaciuto tantissimo, soprattutto per come è narrata il fatto reale.
    Non conoscevo la storia del lago di Resia, dopo la lettura sono andata a cercare i dettagli nel web.

    RispondiElimina
  3. Sono contenta che ti sia piaciuto, ho letto tante recensioni positive per questo libro

    RispondiElimina
  4. Sicuramente non c'entra nulla, ma quando ho visto la copertina del romanzo ho pensato subito a una serie TV che ho visto su Netflix, e in effetti, parli della città di Curon, la storia di cui tu parli però è molto distante della serie che invece ne ha tratto più che altro una trama inquietante e molto tetra. Il libro però purtroppo non è un genere che mi attira, nonostante la tua recensione che ben parla e ne dai una giusta visione storica.

    RispondiElimina
  5. Voglio leggerlo da così tanto tempo, che quasi dimentico che ancora non l’ho fatto!

    RispondiElimina