mercoledì 7 febbraio 2018

SEGNALAZIONE "LORD KIRAN DI LENNOX" DI LAURA COSTANTINI

Buonasera lettori,
i miei post continuano ad essere sporadici, ma la speranza che riesca a riprendere le redini in mano e a ritornare operativa al 100%, come si dice, è l'ultima a morire (sono melodrammatica questa sera) e detto ciò vi segnalo il secondo volume della serie Diario Vittoriano di Laura Costantini, uscito a dicembre.
QUI trovate la recensione al primo volume, Il ragazzo ombra.

LORD KIRAN DI LENNOX 

DIARIO VITTORIANO V. 2

DI LAURA COSTANTINI

EDITORE: GOWARE

PAGINE: 190
GENERE: NARRATIVA STORICA

DI LAURA COSTANTINI

TRAMA:
Un incontro d’anime. Questo è accaduto tra Robert, scrittore e pittore, e Kiran, conte e filantropo. A niente sono serviti rancori fanciulleschi, orgoglio, paura. Sono destinati a ritrovarsi. E nell’attesa del processo che, a pochi anni di distanza da quello subito da Oscar Wilde, si appresta a distruggere vita e reputazione di Robert, i suoi diari sono lì, pronti a restituirgli un’adolescenza che ha saputo sconfiggere ogni convenzione. E che a quelle anime innamorate ha concesso di trovarsi e toccarsi. Unirsi.




-------ESTRATTI------- 

La sala era enorme e spoglia. Il soffitto si elevava ben oltre il primo piano e lasciava piovere sul

pavimento di pietra scura una luce livida, ignara del candore della neve che circondava il castello. Il

camino, dove si sarebbe arrostito senza difficoltà un vitello intero, era acceso, ma la vampa di
calore che ne scaturiva non riusciva in alcun modo a stemperare il gelo del salone medievale, del
centro stesso della storia dei conti di Lennox. Un tempo quello era stato il cuore del maniero. Poi la
pietra ruvida dei secoli oscuri era stata addolcita da propaggini in stili architettonici diversi. Oggi il
mastio era il perno dell’edificio che aveva assunto la grazia di una residenza di campagna. C’erano
salotti, camere da letto, caminetti, tendaggi, tappezzerie di velluti preziosi e tappeti. Ma non lì.
Sotto lo sguardo vacuo e minaccioso delle armature, l’ultimo conte di Lennox lottava a mani nude e
piedi scalzi. Incurante del freddo che solidificava il respiro, addosso il cotone spesso di ampi
calzoni e di una casacca stretta in vita da un cordone, Kiran si difendeva dai feroci attacchi di
Bappa. Non era più la danza del tai chi chuan . Non impugnavano armi. Ma i colpi erano pesanti e
Kiran ne portava i segni mentre schivava, saltava, rotolava in terra, incassava. Ogni errore veniva
duramente punito. E l’ultimo lo bloccò in una situazione che sarebbe stata letale se Bappa fosse
stato un nemico. Il nepalese strinse fin quasi a soffocarlo. Poi lo lasciò e fece un passo indietro.
Kiran fece altrettanto. Il fiato mozzo, il sudore a colargli negli occhi nonostante la fascia che gli
cingeva la fronte, la rabbia negli occhi dorati, giunse le mani davanti al petto e si inchinò al
maestro.
«Non dovete odiare me, milord, ma la vostra rabbia. Esattamente quella che vi fa compiere gli
errori per cui, poi, odiate me e la vostra stessa infantile irruenza.»
Kiran respirò a fondo sentendo l’aria fredda raschiare la gola offesa dalla stretta di Bappa.
«Avete ragione», ammise riacquistando la posizione eretta.
«Lo so.»

--------------

Un vento teso percuoteva il molo del porto fluviale di Calcutta. Il povero Ciril, sebbene avesse i
piedi ancora ben saldi sulla terraferma, era già impallidito in previsione del rollio del piroscafo una
volta che avesse salpato l’ancora e si era seduto su un rotolo di gomena mentre Jacob dirigeva i
facchini nel trasporto del bagaglio dei ragazzi. Robert faticava a mantenere il casco di sughero sulla
testa, mentre il vento sembrava non avere potere sul turbante che Kiran aveva imparato ad  avvolgere sui capelli. Per questo Robert, la testa china, non vide fluttuare nell’aria la seta cerulea di


uno scialle. Fu Kiran ad afferrarlo al volo e a guardarsi intorno. Non ebbe difficoltà a individuarne

la proprietaria. Non correva, sarebbe stato oltremodo disdicevole, ma si affrettava. Si affrettava

molto, una mano a sollevare le gonne e mostrare gli stivaletti col tacco, l’altra a mantenere fermo
sui capelli il cappellino che neanche il fiocco sotto il mento riusciva a trattenere. Li raggiunse e il
suo sguardo sorvolò il sorriso cortese di Kiran per appuntarsi su Robert.
«Avreste la compiacenza di dire al vostro servitore di restituirmi lo scialle, signore?»
Una mano a tenere il casco di sughero, l’altra tesa a Kiran per avere indietro lo scialle, Robert fu
incapace di staccarsi da quel volto, da quell’incarnato, da quelle iridi. Una ninfa scesa da una tela
preraffaellita. La dolcezza di lineamenti di certi inarrivabili ritratti di Lord Frederic Leighton. La
trasparenza dell’acquamarina tra le ciglia castane. Riccioli color del grano a sfiorarle le guance e il
colletto ricamato del giacchino del verde tenero delle foglie appena nate.
Le tese lo scialle, tolse il casco e si inchinò.
«Robert Stuart Moncliff per servirvi, signorina...»
«Catherine Louisa Woodworth», rispose porgendo la mano guantata.
Kiran osservava incredulo e fu il solo ad accorgersi del sopraggiungere di un uomo. Robert si stava
producendo in un baciamano da manuale.
«Catherine, vi avevo detto di non allontanarvi.»
«Il signor Moncliff ha recuperato il mio scialle, padre.»
.
                                          

Le immagini sono realizzate da Dany & Dany (www.danyanddany.blogspot.it) e Kittrose (www.kittrose.jimdo.com).

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