Buongiorno e buona domenica,
oggi vi faccio compagnia segnalandovi un'uscita odierna: Hate di Ylenia Luciani, un contemporary romance autoconclusivo.
Continuate a leggere perché c'è anche una sorpresa...
HATE
DI YLENIA LUCIANI
AUTO PUBBLICATO
GENERE: ROMANCE CONTEMPORARY
DATA DI USCITA: 1 MARZO
PAGINE EBOOK: 305
PAGINE CARTACEO:
ancora da definire
PREZZO EBOOK: 2,99
€
PREZZO CARTACEO:
10,00 €
ROMANZO
AUTOCONCLUSIVO
TRAMA:
Cambridge, Massachusetts 2000. Los Angeles, California
2020.
Shirley Miller ha
gli occhi più azzurri del cielo e i capelli biondi come il grano; potrebbe
essere la ragazza più bella di tutta l’high school se non fosse che l’amore per
il cibo l’ha portata a pesare centoquindici chili. Per questo motivo a scuola è
isolata e derisa da tutti e più viene denigrata, più mangiare cibo spazzatura
diventa il suo cuscinetto per non soffrire.
Nessuno è
interessato a lei e quando Noah Larson, il ragazzo più bello e ambito della
scuola, le chiede un appuntamento, lei capisce subito che potrebbe trattarsi di
una squallida scommessa, ma, nonostante tutto accetta, perché da un anno è
segretamente innamorata di lui e sarebbe disposta a qualsiasi cosa pur di
baciarlo.
Quanto accadrà in
quelle poche ore, però, lacererà la sua anima per tutta la vita e quando,
vent’anni dopo, si rincontreranno, inizierà per lei una dura battaglia per
annientarlo, esattamente come ha fatto lui.
Perché lo odia così
tanto? Che cosa è successo di grave quella sera da non
poter essere dimenticato?
Entrambi si
troveranno di fronte a due sentimenti contrastanti che nemmeno il tempo trascorso
è riuscito ad assopire e alla fine, Shirley, dovrà fare i conti con il suo odio
e con la verità.
PROLOGO
SHIRLEY
Sono
seduta sulla solita panchina appartata all’esterno della high school e sto fissando da dieci
minuti il campo da rugby.
I
giocatori della squadra ufficiale si stanno allenando per la partita,
accerchiati come sempre da sexy cheerleader con indosso magliette aderenti e
gonne corte fino alle chiappe. Sono tutte bellissime, ma credo siano le loro
tette e i loro culi perfetti a renderle popolari.
Pagherei
oro per essere come una di loro e diventare oggetto del desiderio di Noah
Larson, il ragazzo più fico di tutto il Massachusetts, ne sono certa. Le sue
iridi nere sono in grado di farti dimenticare la più brutta giornata di sempre…
così dicono… perché su di me, i suoi occhi, non hanno mai osato posarsi. Non
credo sappia neppure della mia esistenza, nonostante non passi proprio
inosservata.
Domani
compirò quindici anni e l’unico regalo che vorrei sarebbe quello di sparire…
Però esisto, e devo farmene una ragione.
Apro
il sacchetto che mi ha preparato mia madre e osservo, bramosa, i due sandwich
con arrosto di tacchino, burro di arachidi e cetriolini, e la doppia porzione
di torta alle mele. Sul fondo dello zainetto trovo anche una bevanda zuccherata
e una bottiglietta di acqua gassata.
Vorrei
non anelare questo maledetto cibo, che più mangio e più mi fa sentire in colpa,
ma, inevitabilmente, più mi sento in colpa e più ricomincio a mangiare, è un
maledetto cane che si morde la coda.
Sono
alta un metro e settanta e peso centoquindici chili; non ho memoria di essere
stata magra e non ho memoria di essere stata desiderio di un ragazzo.
Scarto
il primo sandwich e lo addento provando un meraviglioso senso di benessere
dentro di me, perché il cibo è la droga in grado di assopire ogni mio
tormento.
«Ehi,
Shirley, ricordati che il sacchetto non è commestibile!» Ridacchiano due idioti
che mi passano accanto. Non importa, ci sono abituata.
Ignoro
la loro ironia e continuo ad affondare il mio dolore nell’arrosto di tacchino
inondato di burro, tenendo il mio sguardo incollato sul metro e ottanta di
muscolatura che sta correndo lungo il campo con la palla sotto il braccio.
Credo
di amare Noah.
Non
ho mai avuto un ragazzo e non conosco molto bene il significato di questa
parola, ma penso a lui giorno e notte con il batticuore. Passerei ore intere
seduta su questa panchina a fissarlo o a spiarlo dietro l’anta del mio
armadietto, quando si sofferma a chiacchierare lungo i corridoi della high school, venerato da galline starnazzanti.
Lui
ha diciassette anni, è il figlio del Sindaco di Cambridge, sua madre è il
presidente dell’associazione Salvaguardiamo
l’ambiente e la sua villa è grande quanto il parco dove sono seduta adesso.
Nemmeno se fossi magra e sensuale potrei avere speranze con lui.
Appallottolo
la carta vuota del primo sandwich e la getto nel cestino che si trova di fianco
a me, poi prendo il secondo che, a prima vista, sembra ancora più ricco di
ingredienti. Mi bastano cinque bocconi per finirlo, butto l’involucro e afferro
la lattina sul fondo dello zainetto. Lo schiocco della linguetta accompagna
l’odore di Coca Cola fino alle mie narici e, subito dopo averne ingollato quasi
tutto il contenuto, sento gli zuccheri prendere vita nelle mie vene. L’appoggio
sulla panchina e srotolo la carta che avvolge la torta di mele.
La
mia bocca si spalanca famelica come una voragine, sembro un’affamata in
astinenza di cibo da settimane, ma, nonostante ogni morso sulla frolla
croccante mi trasporti in un mondo onirico di beatitudine, il mio sguardo
rimane fisso su di lui.
Sta
facendo il playboy, come sempre, pavoneggiando il suo fisico perfetto,
strizzato dentro alla divisa da rugbista. La sua mano si muove leggiadra
nell’aria per salutare le ragazze sedute sugli spalti, venute esclusivamente
per lui, e più guardo quella scenetta più mordo in fretta, fino a ingozzarmi
come un maiale.
Ho
finito. Le mie tremila calorie per il pranzo sono esaurite; termino la bevanda
e richiudo lo zainetto per tornare a lezione. Mi alzo a fatica dalla panchina e
do un’ultima occhiata al ragazzo dei miei sogni, ma ciò che vedo mi fa mancare
il respiro.
Noah
sta discutendo a bordo campo con alcuni amici, il casco stretto sotto il
braccio e lo sguardo indirizzato verso di me, così come quello di tutti gli
altri ragazzi della squadra.
Mi
volto all’indietro per vedere quale sia l’oggetto del loro interesse, certa di
non essere io, ma alle mie spalle si trova soltanto la vecchia quercia che mi
sta riparando dal sole di fine maggio.
Torno
con gli occhi su di lui e deglutisco quando lo vedo oltrepassare il cancello
del campo per dirigersi a passo spedito nella mia direzione.
Mio
Dio, quanto vorrei essere desiderabile in questo momento! Indossare un abito
così aderente da non riuscire a respirare e sentirmi bellissima nelle mie forme
perfette. Invece abbasso gli occhi e vedo solo un paio di jeans taglia
cinquant’otto e un golfino così stretto da farmi apparire un cannolo.
Provo
a ritirare la pancia, ma, a parte rischiare di morire soffocata, non ottengo
nessun risultato, quindi mi arrendo alla mia maledetta obesità.
Ormai
si trova a pochi passi da me, mi sento ingoiare dal prato fino alle viscere
dell’inferno, non posso fuggire, non posso ignorarlo e nella mia testa
riecheggia una sola cosa in grado di placare i miei tormenti in questo
difficile momento: cibo.
NOAH
Una
scommessa.
Una
stupida scommessa persa che mi costerà la reputazione per tutta la vita.
Sapevo
che Zac era un bastardo, ma che mi costringesse a un appuntamento con Shirley
Miller, la cicciona, non l’avrei mai immaginato. Per quanto l’idea mi
faccia rabbrividire non posso sottrarmi o le ragazze penseranno che sono un
perdente, quindi uscirò con lei e cercherò di pensare alle tette di Ava.
Mi
sto avvicinando alla sua imponente figura con passo deciso e provo una certa
soddisfazione nel vedere i suoi occhi riempirsi di terrore. Forse avrebbe
preferito ciucciarsi una stecca di cioccolato, be’, dovrà accontentarsi.
«Ciao»
la saluto sfoggiando un falso sorriso.
Lei
non risponde, ha la bocca spalancata e lo sguardo fisso su di me, come fossi un
fantasma.
Faccio
cadere gli occhi sulle sue labbra e noto che sono ricoperte da un velo di burro
di arachidi, scendo ancora più in basso, sulle tette gigantesche e, con
disgusto, vedo che il golfino da quattro soldi che indossa, è cosparso di
briciole.
Calo
le palpebre per qualche secondo pensando a quanto sia stato coglione ad aver
accettato di uscire con lei, lontana anni luce dalle ragazze che mi porto a
letto.
Scuoto
leggermente la testa in segno di dissenso mentre le volto le spalle senza
aggiungere altro, sicuro di voler fuggire da questa situazione inverosimile, ma
appena scorgo i miei amici sghignazzare, imitando grottescamente un atto
sessuale tra di loro, capisco che se non andrò fino in fondo mi costerà caro.
Faccio un grosso respiro e mi giro nuovamente verso di lei.
«Sai
parlare?» domando quasi infastidito.
«Io…
sì, certo…» risponde intimidita.
«Bene,
allora potrai dirmi se domani sera ti andrebbe di uscire con me.»
Le
sue gote paffute si colorano di rosso, incredula almeno quanto me della
domanda.
«Sì.»
Si limita a dire senza aggiungere altro.
«Bene,
ci vediamo qui, nel piazzale della scuola, alle nove.» Non aggiungo altro, è
tutto quello che deve sapere.
Quando
raggiungo gli altri faccio una gran fatica a tenere a bada le loro frecciatine.
«Diciamo
definitivamente addio al nostro amico Noah Larson, che sarà ingoiato dal corpo
ciccioso di Shirley Miller!» Ridacchia, Zac, il mio migliore amico.
«Piantala,
coglione, sarà solo un’uscita, dopodiché il mio debito per aver sbagliato il
tiro sarà saldato.»
Lui
si avvicina con aria sorniona. «Credi di cavartela con così poco?»
«Poco?
Uscirò con la ragazza meno desiderabile di tutto il pianeta compromettendo la
mia reputazione e ti sembra poco?» Deformo la bocca in una smorfia.
Grant
fa schioccare la lingua così forte da farmi sussultare. «Un lungo giro di
lingua e sarai a posto.»
«Non
ci pensare nemmeno, idiota!»
«Grant
ha ragione, che scommessa sarebbe senza un minimo di sacrificio?»
Mi
passo la mano sulla banda laterale e sospiro. «Siete due coglioni del cazzo!»
«Un
limone e poi potrai riportarla a strafogarsi su quella dannata panchina, ma il
tutto dovrà essere dimostrato dal video che farai con la tua nuova, innovativa
e costosissima videocamera.»
Li
odio così tanto in questo momento che potrei prenderli a calci nel culo fino a
domani. Butto lo sguardo su Ava, la ragazza più ambita della scuola, e i miei
ricordi mi riportano a quando urlava la parola “ancora”, mentre il suo corpo
nudo saltava come una gazzella su di me; saranno solo un paio di ore, mi basterà
pensare a come mi ricompenserà lei dopo, per dimenticarmi completamente della
figura di Shirley.
«D’accordo»
ringhio tra i denti, prima di avviarmi verso gli spogliatoi.
SHIRLEY
Domani
è il mio compleanno.
Domani
uscirò con Noah Larson.
Domani,
probabilmente, morirò.
Mi
butto sul letto e chiudo gli occhi cercando di far smettere di battere forte il
mio cuore. Non posso credere a quello che è successo, se avessi una migliore
amica probabilmente penserei a una grossa somma di denaro offerta da lei a Noah
per obbligarlo a uscire con me, ma non ho amici, sono sola con i miei
centoquindici chili e il cibo, che mi accompagna in ogni momento della mia
giornata.
Mi
domando che cosa possa essergli passato per la testa per avermi chiesto un
appuntamento, non credo di essere oggetto del suo desiderio, ma, sinceramente,
è poi così importante?
Nessun
ragazzo mi ha mai guardata, nessun ragazzo mi ha mai desiderata e, sono
sicurissima, nessun ragazzo mi chiederà mai di uscire e, improvvisamente,
quello che invade i miei sogni da circa un anno mi propone un appuntamento e a
me dovrebbe interessare il motivo per cui l’ha fatto?
Due
colpi alla porta mi distolgono dai miei pensieri.
«Shirley,
tesoro, stai bene?» Mia madre entra e si siede accanto a me. «Sei tornata a casa,
a malapena hai salutato e ti sei rinchiusa qui dentro.» Le sue dita passano
delicate sul mio viso. «Hai fame? C’è ancora della torta di mele.»
«Adesso
no, grazie.»
«Non
hai fame?» indaga con gli occhi sgranati.
So
che mia madre mi ama da morire, ma le sue espressioni certe volte sono come
lame affilate.
«Strano,
ma vero…» Fingo di ridacchiare.
«Va
bene, parliamo allora del tuo regalo di compleanno, io e papà abbiamo pensato
di regalarti nuovamente un abbonamento annuale per il cinema, cosa ne pensi?»
Adoro
andare al cinema, sono un’appassionata di film, conosco molte battute a
memoria, oltre a tutte le date di uscita, curiosità su attori, registi e
location, ma domani sarà la giornata più bella della mia vita e io non ho
niente da mettermi. Non posso chiedere ai miei genitori due regali, non
navighiamo nell’oro, perciò mi trovo davanti alla scelta più difficile della
mia vita.
Sospiro
almeno tre volte prima di rispondere. «Quest’anno vorrei qualcosa di nuovo da
indossare.»
Mia
madre increspa la fronte. «Pensavo che il cinema fosse la tua più grande
passione.»
Certo
che sì, ma anche Noah, vorrei dirle.
«Sono
anni che non mi compro niente, ho sempre pensato di rifarmi l’armadio una volta
che sarei dimagrita, ma a quanto pare ogni anno ingrasso sempre di più.»
«Bambina
mia.» La mano di mia mamma ricomincia a scivolare sulle mie guance paffute. «Tu
sei bellissima anche con qualche chilo di troppo.»
Ignoro
il suo modo distorto di vedere la realtà, probabilmente è l’amore
incondizionato che prova per me a parlare al posto suo, ma, forse, se fosse
stata più obiettiva e meno protettiva nei miei confronti, adesso sarei meno
grassa e più felice.
«Voglio
fare shopping» ribatto decisa.
«E
va bene, allora preparati, andiamo al centro commerciale» risponde sorridendo,
prima di andarsene.
Rimpiangerò
i fine settimana al cinema e mi mangerò le mani per aver barattato più di cento
giorni di programmazione per uno solo con Noah, ma non posso presentarmi con
indosso un golfino striminzito e vecchio.
Mi
alzo, mettendomi di fronte allo specchio, e sospiro. Mi hanno sempre detto
tutti che ho un viso bellissimo, ma deformato dal grasso non riesco nemmeno più
a vederlo.
Domani
Noah mi dedicherà un po’ del suo tempo e, qualsiasi sia il motivo per cui ha
deciso di farlo, spero che la sua attenzione possa andare oltre i molteplici
chili che mi circondano.
NOAH
Sono
nervoso e questo stato d’animo non mi rappresenta.
Quando
arrivo davanti scuola lei è già lì che mi aspetta. Fortunatamente a quest’ora
non c’è nessuno, non a caso le ho dato l’appuntamento qui.
È
seduta sulla solita panchina dove quotidianamente si ingozza come un maiale e
ha l’aria pensierosa. Il grosso lampione illumina la sua figura proiettando sul
prato un’ombra più esile della sua reale stazza. Indossa una camicetta bianca e
un paio di pantaloni neri, ha lasciato sciolti i lunghi capelli e ha messo un
filo di trucco.
Si
è fatta carina per l’occasione e io riesco a scacciare via un po’ dei pensieri
negativi che mi hanno accompagnato per questo lungo giorno.
Sistemo
la videocamera vicino al cruscotto per averla pronta all’uso e la nascondo
sotto le pagine di Capitan America, cercando di lasciare fuori l’obiettivo, poi
tiro giù il finestrino.
«Sali»
le ordino con tono poco amichevole…
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